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2001 "L'Orizzonte del pluralismo" - Chiostro delle Clarisse, Terlizzi (BA)- 8-16 agosto

 
TESTO DI SAVERIO CECERE SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

Perchè l'Arte & Cultura?

Fin dall'immediato dopoguerra, l'uomo è diventato curioso di conoscere altri paesi e culture, non a caso, oggi, nel bilancio di molte famiglie viene destinata una somma per viaggiare. La mobilità di queste masse sociali si è convertita in una colossale industria planetaria, fonte di beneficio economico per milioni di esseri umani che vivono dell'indotto generato dall'Arte e dalla Cultura. Viaggi che tra altro, non sono finalizzati espressamente a visitare il Louvre, la Cappella Sistina o le aree archeologiche, ma anche per conoscere i francesi o gli italiani, in altre parole, la curiosità si trasforma in confronto culturale e sociale tra i popoli. Molti paesi sviluppati promuovono la propria Arte e Cultura oltre i propri confini nazionali parallelamente e con le stesse modalità con cui promuovono la grande industria nel tentativo di aprire un dialogo lontano da ogni pregiudiziale storica, etnica ed ideologica. Prendiamo come esempio gli Stati Uniti: pur non avendo una cultura millenaria come quella europea, questo giovane paese con grande intelligenza, ha saputo inventare la propria cultura e i propri miti: Walt Disney, gli eroi del lontano West, Silicon Valley, tanto per citarne alcuni, e siccome non tenevano le grandi opere dell'arte universale, semplicemente le comprarono creando così, i Musei d'Arte Moderna e Contemporanea più importanti del mondo. Tutto sommato, gli americani avevano capito che investire in Arte e Cultura era conveniente. Contrariamente agli Stati Uniti, l'Italia e nello specifico le Regioni Meridionali non debbono inventarsi nulla, dispongono di un patrimonio artistico ed ambientale unico nel suo genere, e se questo patrimonio venisse accompagnato da progetti mirati a promuovere l'arte contemporanea, consentirebbe a queste Regioni di proiettarsi nell'orbita della civiltà mediterranea ed agganciarsi con le realtà culturali Comunitarie ed extra -Comunitarie con cui in futuro dovranno confrontarsi. La premessa era d'obbligo, ed è rivolta a tutti coloro che per la carenza d'informazioni, tendono a qualificare l'arte contemporanea come una attività superflua; è ancora più grave, che queste stesse persone pensino che i programmi economici di sviluppo siano più importanti dei programmi culturali e non si rendano conto che il progresso sociale e il successo economico di un paese si determinano con la simbiosi tra storia, cultura e economia, e questa è l'unica condizione che permetterà ai popoli di ubicarsi tanto nello spazio che nel tempo. Ora veniamo allo scopo di questo scritto. A Terlizzi in provincia di Bari, 74 artisti hanno reso possibile, grazie al patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Terlizzi, insieme al Centro di Attività Teatrale e Culturale "L'Espressione" - Terlizzi (Ba), Europart'94 di Avellino, Arte Struktura di Milano e l'Associazione Culturale Sole Urbano di Napoli la mostra d'arte contemporanea che si va a realizzare nel suggestivo Chiostro del settecentesco Monastero delle Clarisse. Senza esaminare l'opera di ciascun artista, compito assolto in più casi da grandi personalità della critica nazionale ed internazionale, mi limiterò a dire che una mostra come questa, annullando ogni pretesa di tendenza, vuole fornire, nella svariata partecipazione di artisti di estrazione anagrafica e geografica differente un quadro abbastanza soddisfacente delle attuali posizioni in campo della ricerca visiva. La convivenza in un unico spazio espositivo di tante opere, non solo esalta il lavoro del singolo artista, ma crea un orizzonte di riferimenti culturali suscitato dall'incontro di esperienze tanto diverse ma tra loro dialoganti. Oltre agli artisti provenienti da diverse Regioni d'Italia, abbiamo l'occasione di ospitare opere di artisti stranieri che faranno conoscere questa iniziativa artistica nei loro paesi d'appartenenza: Venezuela, Argentina, Uruguay, Grecia, Ungheria, Francia, Stati Uniti, Giappone, Cina. Dopo aver detto tutto ciò, mi sono chiesto quale utilità potesse avere questa mostra. La mostra ha due finalità: la prima è quella già accennata in premessa, e cioè l'arte quale ponte di collegamento e comunicazione che permetta al meridione d'Italia di avvicinarsi e confrontarsi con le realtà comunitarie ed extracomunitarie; la seconda ed ultima, intendere l'arte non come una cosa inutile, ma arte come presa di coscienza di tutta una realtà che ci sta intorno e che sfugge alla nostra coscienza: in un'era come la nostra, caratterizzata da forti contraddizioni e da una esorbitante
competitività nel produrre e proporre, l'uomo deve un tantino fermarsi e cominciare a guardarsi intorno per imparare a conoscere se stesso e la propria storia; sempre fermo, deve riflettere sulle modalità con cui perseguire i sostanziali obiettivi per migliorare la qualità della vita e recuperare la propria dimensione all'interno dello spazio e nel tempo in cui vive; dopo aver preso coscienza di tutto ciò, deve crearsi uno spazio e tempo nuovo: il futuro. Siamo convinti che con la creatività: Arte, Letteratura, Cinema, Architettura, Poesia ... si può riordinare il benessere mentale e sociale delle future collettività e formare concrete ideologie per il domani.

 
TESTO DI VITALIANO CORBI SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

L'orizzonte del pluralismo

Da alcuni anni il dato più vistoso sulla scena internazionale dell'arte è costituito dal dilagante conformismo del cosidetto "postmoderno", la cui rinuncia alla teoria del "nuovo" come valore rivoluzionario dell'arte, segna in realtà solo il frammentarsi e degradarsi di quella teoria in una costellazione eclettica di piccole "novità" consumate e riciclate da una società che ha perduto il coraggio di guardare in avanti. Confinate in una condizione di marginalità rispetto ai circuiti dei mass media, le arti visive, illudendosi di superare tale condizione, si aprono al flusso della spettacolarità diffusa, accolto come totalità indistinta, come realtà ridotta ad apparenza assoluta, "mondo vero", cioè, divenuto nietzscheanamente favola, entro l'orizzonte della civiltà dell'effimero. Questa, incapace di elaborare progetti di un certo respiro e, perciò, di affrontare i problemi che incombono sul futuro dell'umanità, fa proprio il modello di un'economia di mercato selvaggia, essa stessa stravolta dai continui e imprevisti cambiamenti di scenario, mentre anche l'arte, nelle sue manifestazioni ufficiali e più divulgate, tende ad accettare come un fatto oggettivo ed inevitabile la sua dipendenza dalle leggi della società consumistica. Non credo che un testo di presentazione debba servire a "spiegare" il significato delle opere esposte: Meno che mai, se evidenti limiti di spazio impongono preventivamente - e non è detto che sia un male - di tenere il conto delle parole. Dirò subito, perciò, che quest'iniziativa non punta certamente a ritagliare un'area particolare della ricerca artistica contemporanea, non fa proprie cioè le opzioni di una poetica di gruppo o corrente. Vuole, invece, muoversi nella direzione di una discorsività a largo raggio, capace di attraversare i confini che segnano la geografia dell'arte, ma non per sfumarli in una visione a volo d'uccello, che insegua un'idea di astratta universalità. La sottolineatura dell'articolazione per differenza che caratterizza questa mostra rimanda ad un orizzonte di pluralismo culturale entro il quale l'esperienza artistica, aprendosi al dialogo e al confronto, riscopre il suo senso autentico di interrogazione esistenziale, di avventura esposta radicalmente al rischio, poiché, non essendo garantita da certezze ideologiche, non conosce approdi predestinati dalle leggi della sopravvivenza storica o divina. E, tuttavia, siamo lontani dalle posizioni di chi, continuando a teorizzare stancamente catastrofi e derive, crede di aver trovato nella versione più cinicamente relativistica del pensiero ermeneutico la giustificazione al proprio ruolo di procacciatore di affari negli spazi protetti del mercato e della politica. Oggi nessuno pensa di dover restaurare una funzione socialmente edificante dell'arte né di proporre anacronistiche poetiche del"'impegno". C'è, però, un modo di intendere il rapporto tra l'arte e la vita che passa attraverso la coscienza della problematicità ed insieme della tensione progettuale immanente nella struttura temporale dell'esistenza. Fondandosi su questa consapevolezza il pluralismo della ricerca, cui si ispira la nostra iniziativa, può tracciare una prospettiva di speranza per il futuro dell'arte e dell'umanità.

 
 
il manifesto
 
 
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